ott142022
Proteggere il cervello dalle malattie neurodegenerative, lo stato dell'arte. Forum internazionale a Milano
Il forum sulle malattie neurodegenerative "Preserving the Brain - Forum on Neurodegenerative Diseases", che si è tenuto nella sede di Milano di Fondazione Prada, rappresenta l'ultima fase del progetto dedicato alle neuroscienze "Human Brains", sviluppato da
Giancarlo Comi, fondatore e direttore dell'Istituto di Neurologia sperimentale dell'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e professore onorario all'Università Vita-Salute San Raffaele, in dialogo con tredici tra i più importanti istituti e università di neuroscienze a livello internazionale. Il cervello umano è declinato al plurale, come suggerisce il titolo, per sottolinearne l'intrinseca complessità e l'irriducibile singolarità di ogni individuo. In particolare, l'incontro ha inteso stimolare un dialogo aperto e critico tra scienziati, esperti e studiosi sul tema delle malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer, la malattia di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica e la sclerosi multipla, patologie ampliamente diffuse e tuttora incurabili. Il forum ha visto la partecipazione di ricercatori, associazioni di malati, esponenti delle istituzioni sanitarie e dell'industria farmaceutica e biotecnologica per dibattere sull'attuale stato della conoscenza di queste malattie e sugli strumenti in uso per contrastarle, cercando di individuare le lacune nella scoperta di possibili terapie e definire insieme le priorità e le strategie di sostegno alla ricerca scientifica. Come sottolinea Giancarlo Comi, presidente del comitato scientifico di "Human Brains", «il convegno è nato con lo scopo di trovare una strategia comune per proteggere il cervello dalle malattie neurodegenerative. Grazie ai nuovi sviluppi tecnologici, le conoscenze sulle basi biologiche di queste malattie si sono marcatamente accresciute e si stanno configurando potenziali target per nuovi interventi terapeutici. Il titolo "Human brains"» spiega «vuole significare come ogni cervello sia unico e come si possa fruire quindi dal mettere insieme tanti cervelli in una comunità che consenta di sviluppare la scienza. Si mira pertanto a individuare le strategie che possono essere messe in atto per garantire che il cervello sia in qualche modo associato come qualità ai reni, al fegato e al cuore: al momento, infatti, abbiamo ottime terapie per questi organi e un grande incremento della longevità ma la qualità della vita resta fondamentale». Comi sottolinea soprattutto che dagli studi epidemiologici emerge come ci sono moltissimi fattori modificabili che se hanno un'appropriata applicazione possono comportare una sostanziale riduzione del rischio di malattie neurodegenerative e un miglioramento della loro evoluzione. «Il fatto è che le malattie neurodegenerative si realizzano in una persona attraverso una combinazione di fattori - sia ambientali sia genetici - che sono diversi da individuo a individuo» specifica. «Questo dovrà indurre i clinici a un diverso approccio di trattamento: occorrerà cioè curare non 'la malattia in una persona' ma 'una persona con la malattia'. Siamo comunque a un punto di svolta: gli sviluppi della tecnologia e della ricerca di base, come accennato, sono stati molto rilevanti, offrendo opportunità nuove. Come riuscire a mettere insieme tutte le informazioni e renderle produttive è proprio lo scopo di questo incontro». Nel corso delle due giornate del forum, i relatori hanno esplorato il tema delle malattie neurodegenerative (con specifici approfondimenti su demenza, disturbi motori, distonie) da diverse prospettive: dalle implicazioni genetiche ed epigenetiche ai meccanismi molecolari e cellulari dell'invecchiamento, dai test clinici ai possibili trattamenti farmacologici e al ruolo del microbioma. Anche l'alimentazione può svolgere un ruolo importante come fattore di rischio modificabile nell'insorgenza di una malattia neurodegenerativa quale la sclerosi multipla, sottolinea
Alberto Ascherio, epidemiologo della nutrizione presso la Harvard School of Public Health. «Vi sono aspetti della dieta che sono associati a un rischio ridotto di sclerosi multipla e in particolare un consumo adeguato di vitamina D. È quindi importante mantenere un livello adeguato di vitamina D anche nelle persone con sclerosi multipla» spiega. «Più recentemente si è scoperto che l'acido alfa-linolenico, componente di oli vegetali e delle noci comuni, si associa a un rischio ridotto di sviluppare la malattia». In ogni caso, aggiunge, «il fattore di rischio più importante - che infatti è la causa principale della malattia - è l'infezione da virus di Epstein-Barr, in questo momento non prevenibile. Sono però in corso studi sulla possibilità di allestire vaccini che potrebbero portare a una prevenzione della patologia. Inoltre, l'aver scoperto che il virus di Epstein-Barr è implicato nella patogenesi della sclerosi multipla apre la possibilità in futuro a nuovi trattamenti antivirali».