nov252022
Malattia di Crohn, ok europeo a farmaco per i quadri moderati e severi
Una speranza in più per i malati di Crohn. La Commissione Europea ha approvato risankizumab, anticorpo monoclonale per il trattamento della malattia di Crohn attiva da moderata a severa.
«I risultati degli studi clinici sono molto incoraggianti», dice
Paolo Gionchetti, Direttore della SSD Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, Irccs Aou di Bologna. «Si tratta di un passo in avanti nel raggiungimento del controllo in pazienti adulti che, nonostante il trattamento con terapie convenzionali o biologiche, continuano ad avere una malattia in fase attiva». La malattia di Crohn è la terza opzione approvata in UE, per questo inibitore specifico di interleuchina-23, dopo il trattamento degli adulti con psoriasi a placche, da moderata a severa, candidati a terapia sistemica eil trattamento dell'artrite psoriasica attiva in monoterapia o in associazione al metotressato in pazienti con risposta inadeguata od intolleranza a uno o più farmaci antireumatici (inclusi i DMARD). L'ok arriva dopo i risultati del programma globale di trial clinici di fase 3, comprensivo di tre studi: ADVANCE, MOTIVATE (studi di induzione) e FORTIFY (studio di mantenimento). Per il trattamento nel Crohn la dose di induzione è 600 mg per via intravenosa e per il mantenimento 360 mg per via sottocutanea.
La malattia di Crohn è una patologia sistemica cronica che si manifesta con un'infiammazione all'interno del tratto gastrointestinale, causando diarrea persistente e dolore addominale e progredisce portando complicanze in una consistente percentuale di pazienti. AbbVie è impegnata in studi clinici sulle malattie infiammatorie croniche intestinali. Come meccanismo d'azione, l'anticorpo blocca selettivamente l'IL-23, citochina coinvolta nei processi infiammatori che si ritiene correlata a diverse malattie croniche immuno-mediate, e lo fa legandosi alla sua subunità p19. «Ad oggi, si stima vivano in Italia circa 250 mila persone affette da malattie infiammatorie croniche intestinali, ma il numero è destinato a raddoppiare entro il 2030», dice
Flavio Caprioli, Segretario Generale del Gruppo Italiano per lo studio delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali IG-IBD. «Si tratta di patologie immuno-mediate con impatto molto significativo sulla qualità di vita dei pazienti: l'esordio in genere avviene tra i 20 e i 30 anni, nel pieno della vita sociale e lavorativa dell'individuo. Ma oggi è possibile migliorare la qualità di vita con approcci terapeutici sempre più efficaci». Come spiega
Fernando Rizzello, del Centro di riferimento per le Malattie Infiammatorie Intestinali Irccs Sant'Orsola di Bologna, i risultati del programma di studi clinici confermano parametri quali remissione clinica, guarigione della mucosa e risposta endoscopica, obiettivi terapeutici fondamentali nel lungo termine. «Ci auguriamo che questa opzione terapeutica sia resa presto disponibile in tutta Italia».