La creazione di un tavolo tecnico sulle indisponibilità dei farmaci da parte dell'Agenzia italiana del farmaco «è stato uno strumento molto utile di dialogo tra i vari attori della filiera, pubblico e privato nelle diverse declinazioni». Domenico Di Giorgio, Direttore dell'Area Ispezioni e Certificazioni e dell'Ufficio Qualità dei prodotti e Contrasto al Crimine Farmaceutico dell'Agenzia Italiana del Farmaco, evidenzia a Sanità33 un aspetto che ha caratterizzato da subito il tavolo tecnico sulle indisponibilità, ovvero la sinergia tra parti diverse che, cooperando tra loro, sono riuscite a raggiungere risultati cruciali per la tutela del paziente.
«Uno dei grossi problemi nella gestione della mancanza dei farmaci - spiega Di Giorgio - è considerare come punto di intervento la mancanza di questi prodotti. In realtà, la carenza è un sintomo di malattie molto diverse che hanno dietro delle radici rispetto alle quali, in termini di competenze e possibilità di intervento, è necessario avere a disposizione compiti e collaborazioni su livelli diversi. Riunendo amministrazioni pubbliche, aziende private, distributori e altri interlocutori che sono andati spesso al di là delle rispettive competenze, si è riusciti a trovare soluzioni concrete per il paziente».
Tra le buone pratiche più efficaci per fronteggiare le possibili indisponibilità, Di Giorgio definisce come più importante quella della «comunicazione». «È un tema molto forte che negli ultimi due anni è diventato prioritario, sebbene possa sembrare marginale, invece, è molto rilevante anche rispetto alla possibilità di riportare a livello di comunità una certa quota di responsabilità sulle proprie attività, quella cioè che, in altri ambiti, possiamo chiamare il codice di condotta», chiarisce l'esponente di Aifa. «È chiaro - aggiunge - che parliamo di meccanismi legati ad ambiti commerciali dove c'è business e quindi, purtroppo, il canale principale resta quello economico. Ognuno, però, deve aver presente che, dietro all'ambito economico o ai temi che deve gestire, c'è un aspetto etico, cioè l'attività di business si fa finché non danneggi il quadro più ampio. E tutto questo passa anche per la corretta comunicazione verso i pazienti che vanno indirizzati. A essi stessi va trasferita questa responsabilità che abbiamo tutti di fornire un servizio: da Aifa al Ministero, a tutti gli stakeholders privati. Tutti hanno una responsabilità», evidenzia Di Giorgio.