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Covid-19, il virus è diventato endemico? Il punto dagli ultimi dati
Il peggio potrebbe essere passato, tutti i dati relativi al Covid sono in calo, dai contagi ai decessi, fino ai ricoveri. «I dati scientifici non mentono mai, siamo ai titoli di coda del virus e alla sua endemizzazione». Lo evidenzia all'Adnkronos Salute
Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma.
«Abituiamoci a vedere piccole ondate con pochi casi, ma non stagionalità. Se rimane la 'Omicron family' - sottolinea - dovremo occuparci di altro perché la situazione è sotto controllo, ma è comunque importante sempre monitorare con il sequenziamento random». Notizie positive arrivano anche dalla Cina che dopo il boom di casi esploso dopo tre anni di rigida politica 'zero-Covid', sembrerebbe che abbia superato il picco dell'epidemia. Lo afferma un modello matematico elaborato con i pochi, e non sempre affidabili, dati a disposizione, basati sul numero di infezioni della fine del 2022 e sui viaggi effettuati tra le città. Lo studio, messo a punto dall'Università britannica di Southampton, è stato sottoposto alla rivista Nature, ma non è stato ancora pubblicato né passato al vaglio della comunità scientifica.
I ricercatori dello studio cinese guidati da Shengjie Lai hanno simulato l'andamento delle infezioni in diverse regioni della Cina, combinando le informazioni sulle modalità di diffusione del virus relative ai mesi di ottobre e novembre con quelle sugli spostamenti. I risultati indicano che il picco dovrebbe essere stato già raggiunto nella maggior parte del Paese, un dato che trova riscontro anche nel numero di ricerche online per termini chiave come 'febbre' e 'Covid' fatte sul motore di ricerca cinese Baidu. Di conseguenza, secondo Lai, l'allarme sui festeggiamenti del Capodanno cinese, che vedranno il culmine il prossimo 22 gennaio, è probabilmente eccessivo, visto che il virus si è già ampiamente diffuso anche nelle aree rurali. Le stime fatte da Lai e colleghi non convincono tutti gli esperti: un altro modello pubblicato lo scorso 15 dicembre, fatto da Christopher Murray e colleghi all'Istituto americano per la metrica e la valutazione della salute di Seattle, suggerisce invece che il picco dell'epidemia potrebbe arrivare molto più tardi, nel mese di aprile. Una stima che non vede d'accordo l'epidemiologa Jodie McVernon, dell'Istituto australiano Doherty, la quale afferma che è improbabile che la fase acuta arrivi così tardi, data la rapidità con cui si diffonde la variante Omicron. La Cina, inoltre, annuncia che continuerà a sostenere l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nell'unire la comunità internazionale nella lotta alla pandemia di Covid. Pechino attribuisce grande importanza alla cooperazione con l'Oms e continuerà a condividere le informazioni con questa organizzazione e la comunità internazionale in maniera tempestiva, aperta e trasparente, ha proseguito il portavoce. «Auspichiamo che tutte le parti considerino questa questione con un atteggiamento obiettivo, basato sulla scienza, e rispettino e sostengano la risposta cinese al Covid in modo da poter dare insieme il nostro contributo alla solidarietà globale contro la pandemia», ha puntualizzato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino
Wang Wenbin.
Da tempo si parla della possibilità di mettere in commercio vaccini anti Covid somministrabili per via nasale o per via orale, ma per quest'anno è difficile che possano ricevere l'autorizzazione, secondo
Marco Cavaleri, responsabile della strategia per le minacce sanitarie e i vaccini dell'Ema. «Siamo ancora in una situazione piuttosto interlocutoria. Speriamo di poter vedere dei risultati clinici o di uso reale con il vaccino cinese di CanSino, diciamo a metà del 2023. E poi cercare di instaurare un dialogo con queste aziende per vedere se questi vaccini possano eventualmente arrivare all'autorizzazione. Anche se avere vaccini autorizzati entro la fine dell'anno sembra piuttosto difficile a questo punto», dichiara all'AdnKronos Salute. «Chiaramente c'è un grosso interesse sia da parte di chi si occupa di salute pubblica e di ricerca, sia da parte di un'agenzia regolatoria come l'Ema nel vedere avanzare questi vaccini e capire quale possa essere il loro valore nel futuro - evidenzia l'esperto - Stiamo monitorando la situazione e parlando con chi sta sviluppando questi prodotti». In questo momento, spiega Cavaleri, «guardiamo con attenzione al vaccino di CanSino, che è in uso in Cina. È un vaccino inalatorio che utilizza un adenovirus. Sarebbe comunque molto interessante riuscire ad avere dati su qual è la sua efficacia e il livello di protezione che riesce a produrre. Stiamo poi guardando ad altri tipi di tecnologie mucosali, inclusi vaccini che usano un virus vivo, ma attenuato. C'è un vaccino che è in sperimentazione clinica e anche per questo stiamo cercando di capire quanto sia efficace». Ad oggi «è tutto ciò che si può dire», precisa. «L'idea - aggiunge - è che questi vaccini possano essere più efficaci nel prevenire anche l'infezione e la trasmissione del virus. È quello che ci si aspetta».