Le Regioni italiane nella campagna vaccinale «hanno usato criteri differenti tra loro e questo ha generato disomogeneità sul territorio, differenze che presto saranno superate. Ma io vorrei che uscissimo dal paradigma che vede buoni e cattivi, le Regioni devono poter contare su di noi. Questa è una battaglia che si vince solo se Stato e territorio lavorano insieme». Queste le parole del neo Capo della Protezione civile
Fabrizio Curcio, in un'intervista al Corriere della Sera.
Per far fronte a questo forte problema di disomogeneità, Curcio sostiene che il sistema di Protezione civile «può contare su almeno 200 mila volontari. Io credo che debbano essere creati Hotspot vaccinali in ogni città. Siamo pronti anche ad allestirli». Nessuno potrà rimanere indietro nella somministrazione del vaccino, «noi siamo pronti a sostenere le Regioni» e se le case farmaceutiche «rispetteranno i tempi, io sono convinto che alla fine di quest'anno torneremo a riprenderci almeno in parte la nostra vita». Il capo della protezione civile si sofferma poi sul problema delle mancate consegne, «hanno certamente provocato un rallentamento, ma stiamo recuperando bene. Entro la fine del mese arriveranno quattro milioni e mezzo di dosi. Adesso stiamo vaccinando 200 mila persone al giorno, a regime dobbiamo arrivare a 500 mila». È necessario «maggiore coordinamento» pur mantenendo «la diversificazione per territorio - sottolinea -. E seguire le indicazioni contenute nel piano. Ora che si finirà di vaccinare gli ultraottantenni, le categorie fragili, i docenti, le forze armate, di polizia e di Protezione civile, bisogna tornare alle fasce di età. L'unico criterio dev'essere questo». Venendo alle polemiche su AstraZeneca, spiega: «È stato definito dalle agenzie regolatorie vaccino sicuro. Va fatto». Le linee guida «su cui stiamo lavorando tutti insieme saranno uguali ovunque: grande parcheggio, entrate e uscite separate, area di attesa, medici che verificano le condizioni di idoneità, sale per l'inoculazione e altre dove aspettare i 15 minuti obbligatori». Un ruolo strategico «possono averlo le farmacie, proprio come sta avvenendo per i tamponi rapidi. E poi ci sono i 42 mila medici di base. Dobbiamo essere veloci, arrivare ovunque in ogni modo possibile e la Protezione civile avrà un ruolo fondamentale logistico e pratico».
E così, mentre la Germania decide il lockdown rafforzato nel periodo di Pasqua e la chiusura fino al 18 aprile, gli Stati Uniti sollevano dei dubbi sull'attendibilità dei dati forniti dal AstraZeneca, la Commissione europea adotterà una «revisione del meccanismo di trasparenza e autorizzazione delle esportazioni» di vaccini anti-Covid dall'Ue. Ne dà notizia il portavoce capo della Commissione
Eric Mamer, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. L'Ue vuole «reciprocità» e «proporzionalità» per quanto riguarda l'export di vaccini anti-Covid, «non cerchiamo divieti di esportazione ma ci aspettiamo che le compagnie rispettino gli obblighi contrattuali», dichiara il vicepresidente della Commissione europea
Maros Sefcovic. Ad oggi la compagnia che «continua a sottoconsegnare», ha ricordato, è AstraZeneca, a causa della quale «diversi Stati Ue» sono in grave «difficoltà» per quanto riguarda i piani vaccinali. L'obiettivo sembra essere soprattutto il Regno Unito, che ha un divieto di export «de facto», anche se non «de iure», come ha ricordato la direttrice generale Salute della Commissione
Sandra Gallina, sulle dosi di AstraZeneca prodotte nel Regno Unito, essendosi assicurata una clausola 'Uk first' nel contratto con la multinazionale. Dei «cinque stabilimenti che sono previsti nel contratto siglato tra la Ue e AstraZeneca, la compagnia, ha sottolineato Gallina, ne sta usando «solo uno», probabilmente quello di Seneffe, nell'Hainaut in Belgio, per consegnare in Europa. «I nostri partner dovrebbero capire che, in questa fase difficile, vogliamo la nostra giusta parte dei vaccini che vengono prodotti nel territorio dell'Ue», ha aggiunto Sefcovic.
Il commissario all'Economia
Paolo Gentiloni ha ricordato che «ci sono fabbriche che producono il vaccino di AstraZeneca nel Regno Unito e finora non ci sono state dosi che dal Regno Unito si sono spostate verso l'Ue. Sarebbe singolare che avvenisse il contrario. Ci vuole reciprocità, non certo guerre commerciali».