Un caldo killer ha causato in Europa «almeno 15mila morti nel 2022, tra cui quasi 4mila in Spagna, oltre mille in Portogallo, più di 3.200 nel Regno Unito e circa 4.500 in Germania, secondo le segnalazioni arrivate dalle autorità sanitarie nazionali durante i 3 mesi dell'estate». Significa che «il cambiamento climatico ci sta già uccidendo»,
avverte il direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità,
Hans Kluge, che ai partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul climate change (Cop27) in corso a Sharm-Sharm el-Sheikh in Egitto chiede «misure forti per prevenire ulteriori decessi». Perché finora, osserva, «benché l'Oms e i suoi partner abbiano lanciato da tempo l'allarme, l'azione è stata pericolosamente incoerente e troppo lenta». «In Europa - prosegue il capo dell'Ufficio regionale Oms - tra il 1961 e il 2021 le temperature sono aumentate notevolmente, al ritmo di circa 0,5 gradi C per decennio. Siamo la regione con il riscaldamento più rapido, stando a un rapporto lanciato questa settimana dall'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Le temperature estreme hanno
causato oltre 148mila vittime nella regione europea negli ultimi 50 anni, soltanto in un anno abbiamo perso almeno altre 15mila vite» e «questa stima si prevede aumenterà» ulteriormente, «a mano a mano che più Paesi segnaleranno un eccesso di decessi provocato dal caldo».
Da qui l'appello che la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) e l'Associazione Medici per l'Ambiente (Isde) rivolgono alle istituzioni: «Prendere in seria considerazione gli impatti sulla salute del cambiamento climatico e i benefici derivanti dall'adozione di misure ambiziose che, come dimostrano i report su clima, ambiente e mortalità nel nostro Paese, non sono più rimandabili». Le proposte specifiche di intervento sono state esposte tramite una lettera aperta. Fnomceo e Isde si sono rivolte al presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio dei ministri
Giorgia Meloni, ai ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica,
Gilberto Pichetto Fratin e della salute,
Orazio Schillaci per proporre una serie di interventi mirati che «rimarcano l'urgenza di lavorare insieme su clima e salute». La sanità, infatti, spiegano, «si collega a molte questioni che saranno discusse alla Cop27, come il risparmio energetico, l'uso più consapevole ed appropriato di certi esami, l'ambulatorio verde e la conoscenza degli effetti del cambiamento del clima anche su patologie non letali».
L'Isde, infatti, ricorda che il settore sanitario contribuisce per il 4-5%, secondo gli studi, alle emissioni globali. Il problema sanità che inquina «è legato al fatto - spiega all'Adnkronos Salute
Francesco Romizi, responsabile comunicazione dell'Isde - che le strutture sanitarie non sono adeguate alle necessità di salvaguardia ambientale. Oggi ai privati cittadini si chiede di fare scelte sostenibili, ma non lo si fa con le strutture sanitarie. Per esempio, dal punto di vista energetico non è stata fatta una riqualificazione dell'approvvigionamento. Spesso gli edifici sono vecchi, fortemente energivori, ci sono pochissime pannellature, ad esempio». C'è poi il problema «dell'eccessiva diagnostica - macchinari, strumentazione - che ha un impatto importante sull'ambiente. Infine, la questione dell'eco-farmacovigilanza, l'abuso nell'utilizzo di farmaci, in particolare antibiotici, che nel nostro Paese è un elemento centrale e che crea inevitabilmente danni all'ambiente e quindi all'uomo», continua Romizi. In conclusione, i medici per l'ambiente chiedono «una maggiore integrazione tra ministeri della Salute e dell'Ambiente: serve trovare un organismo di raccordo. Non è pensabile, nel 2022, che non ci sia una struttura di sintesi. Facciamo un appello affinché questa struttura si crei».