Ricevere il
vaccino in
gravidanza non si associa a un aumento del rischio di aborto spontaneo. È quanto suggeriscono i risultati di una recente sorveglianza delle vaccinazioni Covid-19 che ha coinvolto diversi siti negli Stati Uniti. In breve, tra le donne che hanno subito un aborto spontaneo non sono state osservate maggiori probabilità di esposizione al vaccino Covid-19 nei 28 giorni precedenti rispetto alle donne che risultavano avere una gravidanza in corso.
Entrando nello specifico, l'articolo pubblicato su Jama presenta i risultati di uno studio con un disegno caso-controllo in cui sono stati utilizzati i dati di 8 sistemi sanitari negli Stati Uniti per 7 periodi di sorveglianza di 4 settimane. Nell'ultimo giorno di ciascun periodo di sorveglianza (che ha rappresentato la data index) sono state identificate le "gravidanze in corso", e cioè quelle tra le 6 e le 19 settimane di gestazione. Gli "aborti spontanei" sono stati posizionati in un determinato periodo di sorveglianza in base alla data in cui si sono verificati. Da notare che gli aborti potevano essere stati inclusi tra le gravidanze in corso durante i periodi precedenti. Gli autori hanno quindi analizzato le probabilità di aver ricevuto un vaccino per il Covid-19 nei 28 giorni precedenti l'aborto spontaneo o la data index sopracitata sul totale di 105.446 gravidanze identificate, con 13.160 aborti spontanei. Il 7,8% delle donne aveva ricevuto almeno una dose del vaccino Pfizer-Biontech, il 6% almeno una dose di quello di Moderna e lo 0,5% il vaccino della Janssen prima delle 20 settimane di gestazione. È stato calcolato che tra periodi di gravidanze in corso, nell'8% c'era stata la ricezione del vaccino 28 giorni prima della data index, mentre la percentuale era dell'8,6% prima degli aborti spontanei.
«Nel caso degli aborti spontanei non abbiamo osservato probabilità aumentate di esposizione alla vaccinazione Covid-19 nei precedenti 28 giorni rispetto alle gravidanze in corso» scrivono
Elyse O. Kharbanda dell'HealthPartners Institute e colleghi, aggiungendo che i risultati erano coerenti per i due vaccini a mRNA e in base al gruppo di età gestazionale. Lo studio ha diversi limiti, tra cui il fatto di non aver potuto valutare il rischio specifico per il vaccino Janssen a causa della bassa esposizione. «Nonostante i limiti, questi dati possono essere utilizzati per formulare raccomandazioni sui vaccini e consigliare i pazienti» concludono i ricercatori.
JAMA 2021. Doi: 10.1001/jama.2021.15494
https://doi.org/10.1001/jama.2021.15494