Due cose sono ben chiare da un po’ di tempo (vi propongo, come al solito, un po’ di biochimica, che non fa mai male)
1) La dieta della nonna è la migliore e la più gustosa in assoluto.
2) Dalla dieta vanno eliminati i grassi saturi a catena carboniosa più lunga di 5 atomi di carbonio, i grassi trans (quasi sempre presenti negli alimenti industriali sotto la voce in etichetta di “grassi saturi” che in parte si modificano chimicamente durante la “preparazione” dell’alimento in fabbrica ed il "produttore" tace), tutti i grassi polinsaturi contenenti omega-6 (moltissimi oli di semi, basta andare a vedere sui siti specialistici la loro composizione) perché produttori di molecole pro-infiammatorie (trombossani, ecc.) ma questi ultimi solo in parte.
L’olio di oliva extravergine (quello vero, che non costa certo 4 – 5 €), è un monoinsaturo ed è metabolicamente neutro (non produce metaboliti pro-infiammatori).
Gli acidi grassi saturi a catena corta, o SCFA, (ac. acetico, propionico, butirrico, isobutirrico, valerico, …quelli della chimica organica del primo anno) derivano dalle fibre alimentari e sono presenti in alcuni prodotti caseari fermentati (kefir, yogurt, ..) e si producono nell’intestino a cura del microbioma. Inibiscono le deacetilasi istoniche (HDAC) e attivano i recettori accoppiati a proteine G (GPCR, in particolare, GPR43, GPR41 e GPR109A sono stati identificati come recettori per gli SCFA). Poiché le HDAC regolano l'espressione genica, l'inibizione delle HDAC ha una vasta gamma di conseguenze metaboliche a valle. Purtroppo la medicina si è interessata per anni ai grassi saturi a catena media, lunga e lunghissima perché metabolicamente “cattivi”, trascurando il grande potenziale regolatorio positivo degli SCFA che sono prodotti dai microbi intestinali e quindi dipendenti dalla dieta e dal tipo di microbioma. Sono solubili e arrivano al fegato attraverso la vena porta (non sono trasportati da lipoproteine), non danno problemi infiammatori, né arteriosclerosi, non formano trigliceridi. Controllano peso corporeo, sensibilità dell’insulina, metabolismo muscolare. Il butirrato a livello intestinale è metabolizzato in grande quantità dai colonociti e controlla l’integrità cellulare e l’immunità intestinale, per cui si pensa che aiutino molto nel morbo di Crohn. Solo ora si sta cominciando a studiarli, ma fanno anche molte altre cose.
Bisogna introdurre nella dieta, in qualsiasi modo, Omega-6 (come integratore o come pesce azzurro, opportunamente “abbattuto” in frizer) necessario a bilanciare gli effetti negativi dell’omega 6 (che pure ci serve). Il rapporto Omega-6/Omega-3 deve essere 3/1 = 3. Alcuni riportano 4/1, ma tenete conto che gli oli di semi vengono utilizzati moltissimo dall’industria alimentare, nei ristoranti, ecc… quindi è sempre molto presente nella nostra dieta, più del necessario, ecco perché va contrastato con omega-3 nel rapporto 3. Omega-6 in eccesso è una delle principali cause dello stato infiammatorio che dura anni e sfocia in molte malattie. Vi ricordo (solo ricordare, per carità) che l’infiammazione cronica sub-clinica si può seguire attraverso la PCR (ad alta sensibilità) e formula leucocitaria.
Un saluto