La chirurgia è una indicazione estrema per particolari pazienti obesi. Non è una tecnica per risolvere tutti i casi. La ricetta migliore è: prevenire è molto meglio che curare. La quasi totalità delle alterazioni metaboliche che portano all’obesità nascono decine di anni prima, spesso dall’infanzia. Potremmo definirla una malattia culturale dell’uomo moderno. Essa dipende fortemente dallo stile di vita. Lo stile di vita lo si acquisisce attraverso la trasmissione culturale operata dai genitori e dal gruppo etnico in cui si vive ed è cinicamente favorito lungo tutta la vita dall’imperante industria alimentare che camaleonticamente si adatta a tutte le culture. Di fatto l’obesità è un sintomo. Su quasi tutti i cromosomi ci sono gruppi di geni che, se espressi in contesti metabolici alterati, possono indurre obesità. Il fatto è che il nostro genoma non è predeterminato a generare individui obesi, siamo noi che con anni e anni di stile di vita errati ci autoprocuriamo l’obesità. Gli obesi geneticamente predeterminati sono pochissimi.
Dobbiamo partire da una considerazione fondamentale. L’organismo non è biochimicamente compartimentalizzato. Da qualche decina di anni abbiamo dati molecolari (i cosiddetti dati omici) che hanno esplorato a fondo i meccanismi molecolari che operano negli esseri umani per controllare l’omeostasi, quell’insieme di processi metabolici che controlla il corretto equilibrio chimico (cioè i corretti rapporti) tra le popolazioni di tutte le biomolecole necessarie a mantenere l’organismo in buona salute. Il nostro metabolismo è una rete unica (come internet) dove geni, proteine, metaboliti sono i suoi nodi. I nodi sono in relazione funzionali tra di loro con relazioni uno-uno, uno-molti. Il metabolismo è l’espressione globale della rete metabolica (l’insieme di tutti i nodi con le relazioni che li legano). L’alterazione di un nodo si riflette in tutta la rete. La rete metabolica è sensibile allo stile di vita (alimentazione, attività fisica, ambiente). Qualsiasi perturbazione esterna su uno o più nodi, determinata dallo stile di vita, anche piccola, determina un nuovo riequilibrio della rete metabolica che non sarà mai più quello antecedente. La rete è tecnicamente definita come un sistema complesso caotico non-lineare. Questo significa che le risposte metaboliche della rete non sono lineari, cioè non seguono la logica di causa-effetto. Se raddoppio un qualcosa non ho una risposta doppia, se triplico non ho una risposta triplicata, ma una risposta che può essere esponenziale o con altro andamento. La meteorologia è un sistema complesso caotico non lineare, e sapete quanto sia difficile gestire le sue previsioni. Per periodi brevi (2, 3 gg) riusciamo a predire attendibilmente cosa accade, ma di più no. Lo stesso è per il metabolismo. Quando esaminiamo situazioni locali, limitate, abbiamo risposte lineari (per es. una singola via metabolica), quando esaminiamo la risposta globale non sappiamo da dove origina la risposta e quale sarà (es. l’obesità).
Torniamo all’uomo moderno. Le perturbazioni esterne (alimentazione industriale, sedentarietà, ipercalorie introdotte con i cibi, anche non industriali, e inquinamento) protratte nel tempo, alterano lentamente le nostre risposte metaboliche che attivano processi infiammatori difensivi. Si genera così una forma infiammatoria cronica sub-clinica che passa inosservata per anni e anni (la proteina C reattiva è uno dei suoi marker, dovrebbe essere zero o quasi zero nelle persone sane) e sfocia nelle numerose e diverse malattie che oggi ci caratterizzano. Tutto ciò influenza fortemente il nostro genoma che non viene alterato ma l’espressione dei suoi geni viene alterata nel tempo e nello spazio (quando e dove questi geni sono espressi nel contesto metabolico tissutale e cellulare). Questo processo è controllato epigeneticamente. Particolari modifiche chimiche, momentanee ed esterne dei geni li fanno esprimere quando e dove non dovevano esprimersi, generando profonde anomalie metaboliche. Lo stile di vita agisce quindi attraverso l’epigenetica.
Tutto questo ci fa capire bene come prevenire è meglio che curare qualcosa di non facilmente curabile. Purtroppo, ignoranza, livello culturale (anche alto), povertà, indigenza, scarsa capacità critica, non conoscenza, incompetenza, cinismo imprenditoriale, ideologie, fidelizzazioni, etc., etc. sono tutti aspetti sociali che alterano indirettamente l’epigenetica umana, per cui solo un enorme sforzo psicologico personale può salvare il singolo individuo indirizzandolo correttamente in un mondo sociale che va al contrario.
saluti