È una malattia multifattoriale con geni coinvolti sparsi su quasi tutti i cromosomi. Molte sono le cause che possono generarla, quasi tutte metabolicamente molto poco studiate, per cui una diagnosi della malattia, senza una chiara conoscenza del meccanismo metabolico che l’ha prodotta, e che andrebbe aggredito, ha poche chance di risolvere il problema. A questo si aggiunge che, almeno nelle persone sane, il sopravanzare dell’età rende più arduo la rimozione dei lipidi dalle masse grasse di accumulo. Il sopravanzare dell’età comporta che per bruciare la stessa quantità di grasso, occorre progressivamente sempre più esercizio fisico nei più anziani, anche molte volte di più. Quello che è cambiato è la cinetica di rimozione dei lipidi (che comprende una serie di passaggi metabolici) che si è allungata temporalmente (le reazioni sono più lente). Questo non agevola l’approccio, perché l’obeso, vedendo che non succede nulla e deve sforzarsi molto per vedere un risultato minimo, crolla psicologicamente e rinunzia.
Se non si cambia l'approccio per studiare l'obesità, tutto rimane allo stato attuale. Studiare l’obesità attraverso la misura quantitativa di composti metabolici presenti nel sangue, non porta da nessuna parte perché parametri macroscopici, che possono avere origini diverse dall’obesità. Occorre andare a capire quali geni sono espressi e quali no. Occorrerebbe correlare questi geni alla loro reale attività metabolica e controllare se ci sono alterazioni nei sistemi di segnalazione metabolica. E tanto altro ancora su queste basi.