Per andare sull’Everest o fare una corsa professionistica di bici occorrono anni di allenamento continuo e un fisico metabolicamente perfetto, cosa che non è da tutti.
L’obesità è una malattia multifattoriale con diverse associazioni multi-geniche di geni allocati su quasi tutti i cromosomi. Molte sono le cause che possono generarla, quasi tutte metabolicamente molto poco studiate, e quindi ignote, per cui una diagnosi della malattia, senza una chiara conoscenza del meccanismo metabolico che l’ha prodotta, e che andrebbe aggredito, ha poche chance di risolvere il problema. A questo si aggiunge che, almeno nelle persone sane, il sopravanzare dell’età rende fisiologicamente più arduo la rimozione dei lipidi dalle masse grasse di accumulo. Il sopravanzare dell’età comporta che per bruciare la stessa quantità di grasso, occorre progressivamente sempre più esercizio fisico nei più anziani, anche molte volte di più. Quello che è cambiato è la cinetica enzimatica di rimozione dei lipidi (che comprende una serie di passaggi metabolici e altrettanti enzimi) che si è allungata temporalmente (le reazioni cataboliche sono molto più lente). Questo non agevola l’approccio, perché l’obeso (senza scomodare i grandi obesi dove dimagrire è quasi impossibile), vedendo che non succede nulla e che deve sforzarsi tantissimo per vedere solo un risultato minimo, crolla psicologicamente e rinunzia. Per essere chiari, per avere la stessa perdita di peso che hai a 30 anni percorrendo 30 Km in bici, a 60 ne devi percorrere almeno 90 di Km, senza tener conto che a 60 anni aumenta anche la probabilità di avere degli acciacchi collaterali che ti impediscono di fare i 90 Km. Il ciclismo amatoriale “richiede” mediamente circa 8 kcal all’ora per ogni chilo di peso corporeo (60 Kg = 480 kcal), che non è poi tanto.
Se non si cambia l'approccio per studiare l'obesità, tutto rimarrà allo stato attuale. Studiare l’obesità attraverso la misura quantitativa dei composti metabolici presenti nel sangue, non porta da nessuna parte perché parametri macroscopici, che possono avere origini anche molto diverse dall’obesità. Sono approcci di almeno 40 anni fa. Oggi, occorre andare a capire quali geni sono espressi e quali no in un certo individuo (fenotipo). Occorrerebbe correlare questi geni alla loro reale attività metabolica, alla loro capacità di controllo dell’omeostasi e verificare se ci sono alterazioni nei sistemi di segnalazione metabolica. E tanto altro ancora su queste basi (approccio “omico”), ma tutti hanno la presunzione di avere la ricetta magica con la dieta per dimagrire (che fa fare tanti soldi). Con la dieta non si ottiene lo scopo; si rischia solo di perdere proteine, comprese quelle muscolari. In questo modo, oltre a non avere gli effetti desiderati, si blocca anche il favorevole effetto ormonale di un muscolo tonico (con una buona massa di miofibrille contrattili) che controlla il peso individuale e il buon funzionamento di altri sistemi, mentre il muscolo sarcopenico produce solo segnali molecolari contrari.
Un saluto